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Làszlò Moholy - Nagy

Làszlò Moholy – Nagy fu pittore ungherese attivo a Berlino, esponente del Bauhaus.

Cominciò a sperimentare tecniche nuove come i fotogrammi (molto simili ai lavori e alle ricerche di Man Ray, pittore americano attivo a Parigi) realizzati ponendo sulla carta sensibilizzata oggetti tridimensionali che per lui non furono più oggetti identificabili, ma “modulatori di luce”.

Per Moholy – Nagy l’apparecchio fotografico era uno strumento per allargare i limiti della visione.

Nel suo saggio, “Pittura, fotografia, film” pubblicato nel 1925, affermò che la pittura appartenesse alla cultura del passato e che essa non fosse sufficientemente all’altezza per il totale ritrovamento dell’arte. La pittura è limitata per esprimere combinazioni nuove.

“L’apparecchio fotografico può perfezionare, e in particolare integrare, il nostro strumento ottico, l’occhio. […] fino adesso abbiamo usato le capacità dell’apparecchio soltanto in modi secondari, come si vede anche dalle cosiddette riprese fotografiche “sbagliate”: dall’alto, dal basso, in diagonale, che spesso sbalordiscono nella loro causalità. Il segreto della loro efficacia sta nel fatto che l’apparecchio fotografico riproduce la pura immagine ottica e mostra così distorsioni, deformazioni, scorci, ecc. otticamente reali, mentre l’occhio, attraverso associazioni formali e spaziali, integra visione ottica ed esperienza intellettuale in un’immagine mentale. […] Ciascuno sarà costretto a vedere quanto è otticamente reale, quanto è di per sé evidente, oggettivo, soprattutto prima di poter arrivare a una presa di posizione soggettiva.”

Per la creazione di nuovi rapporti la fotografia, e poi ancor di più il film, che era in divenire, è l’arte più efficace.

Làszlò Moholy – Nagy, Woman climbing rigging, 1926-1927

Moholy – Nagy modificò attraverso le sue idee il nostro modo di vedere.

Grazie alla figura di Moholy – Nagy si ritiene si concluse la contesa tra artisti e fotografi per decidere se la fotografia fosse un’arte perché l'artista sostenne che fossero da considerare i rapporti tra la filosofia e la pittura (dei suoi anni) e che lo sviluppo di nuovi mezzi tecnici, dopo la rivoluzione industriale, avesse contribuito alla genesi di nuove forme nella creazione visiva.

“Fin allora le interpretazioni della fotografia erano state influenzate dalle concezioni estetiche e filosofiche concernenti la pittura. Ora si tratta di riconoscere le leggi particolari della fotografia” affermò nel suo libro.

Fotografare significò per Moholy – Nagy dipingere con gli occhi dell’obiettivo, la macchina fotografica da allora influenza il nostro modo di vedere.


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