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Hiroshi Sugimoto

Hiroshi Sugimoto (1948)

Hiroshi Sugimoto influenzato dalla cultura giapponese realizza scatti in cui il minimalismo è la principale caratteristica.

Hiroshi Sugimoto, Casa Battlò, 1998

Hiroshi Sugimoto, Savona, 1982

Le fotografie che compongono le serie di Sugimoto, lontane dal costituire attestazioni dirette della realtà, sono immagini mentali, concetti la cui materializzazione è resa possibile grazie a un rigoroso controllo del mezzo fotografico e del processo manuale di stampa, seguito anch’esso personalmente dall’artista. Nella serie Theaters – realizzata fotografando con tempi di esposizione lunghissimi sale degli anni ’20 e ’30, cinema degli anni ’50 e drive in – la luce bianca degli schermi rettangolari, che illumina il resto dell’ambiente, contiene in sé l’intera proiezione del film. In Architectures la tecnica dello sfocato priva le architetture moderniste di connotazioni temporali. I lunghi tempi di esposizione dei Seascapes bloccano il movimento delle onde in immagini eterne, mentre il soggetto dei Portraits realizzati fotografando i personaggi dei musei delle cere è l’immortalità stessa. Il tempo è dunque il tema dominante nell’opera di Sugimoto, la cui ricerca artistica è sempre volta a trovare soluzioni ai problemi di rappresentazione e visualizzazione da esso posti.1


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